Frasi, espressioni, modi di dire che non dovremmo mai rivolgere ad un bambino con un disturbo di linguaggio, per salvaguardare il suo benessere psicologico ed emotivo.
Quando i bambini manifestano difficoltà di linguaggio, la comunicazione può diventare, a volte, un momento frustrante. Il bimbo si rende conto di non riuscire a “parlare bene” e farsi capire come vorrebbe.
L’adulto, vedendolo in difficoltà, cerca di aiutarlo spronandolo a “parlare meglio” utilizzando spesso, in buona fede, delle frasi che invece aumentano solo il senso di impotenza di entrambi.
Questo meccanismo porta molte volte ad una maggiore chiusura comunicativa ed inibizione del bambino, che associa sempre di più il parlare ad un momento di disagio e di perdita di autostima.
Vediamo quindi cosa non dire mai ai bambini con difficoltà di linguaggio, soprattutto se non riusciamo a capirli e vogliamo aiutarli.
1 – Cosa? Non ho capito…
Questa modalità troppo diretta rimanda subito al bambino il fatto di non essere stato capace ed efficace nella comunicazione, e rimarca la presenza di una difficoltà di cui lui stesso è già pienamente consapevole.
Ma ci sono effettivamente bambini con un linguaggio ancora poco comprensibile e di scarsa intelligibilità: cosa fare, quindi, quando effettivamente non capiamo cosa vuole dirci?
Cosa fare
Primo step “Mi spiace tesoro, non ho sentito bene (c’è la musica alta, il rumore di qualcosa, …) / non ero attenta …me lo dici un’altra volta?”
Se anche questa volta non sei riuscito a capire o interpretare correttamente e sei ancora in difficoltà, bypassa le parole e chiedi al tuo bimbo di utilizzare il gesto:
Secondo step “Scusami sai, mamma/papà non riesce proprio a capire, mi dispiace. Fammi vedere di cosa mi stai parlando / Portami a vedere!”
2 – Non serve che ti arrabbi, piuttosto parla bene!
I bambini che manifestano un Ritardo di Linguaggio o un Disturbo di Linguaggio non possono “parlare bene”, altrimenti lo farebbero già. E il fatto di dirglielo, anche in questo caso, pone l’accento sulla difficoltà di comunicazione, porta il bambino a rinunciare e, spesso, ad andarsene, senza fornirgli alcun aiuto.
Molto spesso i bambini si rendono di non riuscire a parlare come vorrebbero, ed esprimono la loro frustrazione a parole, con il comportamento, o anche arrabbiandosi con noi.
Dobbiamo comprendere ed accogliere la difficoltà del bambino
avendo ben chiaro che non si tratta certo di pigrizia o capriccio!
Cosa fare
“Mmm, mannaggia! Alcune paroline sono un po’ dispettose, eh? Eh lo so, noi vogliamo dire una cosa e la bocca fa un po’ i capricci! Può capitare dai, piano piano glielo insegneremo!”
3 – No, non si dice così: ripeti…
Ti ho già spiegato in un precedente articolo perché chiedere ai bambini di ripetere le parole non serve a nulla. Se non lo hai ancora letto, puoi cliccare qui.
Inoltre, nel momento in cui il nostro bimbo viene da noi con il desiderio di raccontarci qualcosa, la nostra interruzione No, attento! Dillo bene / Non si dice così, gli trasmette due messaggi negativi immediati:
- “Sbaglio sempre, non sono capace, non vado bene, meglio che la prossima volta sto zitto, basta non parlo più”.
- “A mamma/papà non interessa nulla di quello che gli sto dicendo, fanno solo attenzione a come parlo, uffa però”.
4 – Parla bene, lo so che se ti impegni lo sai dire!
Quando i bambini sono concentrati sulla comunicazione e su quello che vogliono raccontare, non riescono a tenere sotto controllo il come lo stanno dicendo. Quindi,
solo se il linguaggio è ben organizzato ed automatizzato possono articolare correttamente le parole e la frase.
I bambini con difficoltà di linguaggio possono saper pronunciare correttamente le singole parole, ma sbagliarle in un discorso o in una frase: possono dire bene cane, ma poi raccontarti di aver vitto un tane gande.
Cosa fare
Evitiamo di correggerli continuamente mentre ci stanno raccontando qualcosa, perché in quel momento, prima di tutto, vogliono comunicare con noi!
Successivamente, solo quando avranno finito e solo ogni tanto possiamo dire “mmh, stai proprio parlando di un Tane?” e aspettiamoci che il bimbo stesso ci dica “no, no, un Cane!” . “Ah, ok ok, avevo sentito male!”.