Distrazione e troppa vivacità non necessariamente sono sintomi di un disturbo specifico (deficit di attenzione/iperattività). I bambini si comportano da bambini e non da “piccoli adulti”.
“…oggi, per esempio, abbiamo fatto la prova di calcio.. praticamente non ha imparato niente: invece di stare attento e prenderla seriamente come un’opportunità per imparare qualcosa, è stato tutto il tempo a fare lo stupido!”
Hai mai pensato o detto una frase di questo tipo riferita a tuo figlio?
Magari rimproverandolo perché avrebbe dovuto stare attento e concentrato.
Magari sono capitati più episodi di questo tipo.
Magari ti sei chiesto “e se avesse un problema di attenzione o iperattività?”
Dunque: se stiamo parlando di un bambino di 40 anni, qualcosa che non va c’è! Ma mettiamo da parte la piaga sociale degli eterni bambinoni e occupiamoci, invece, di chi bambino è giusto che lo sia!
Questa frase, nello specifico, mi è stata riportata da genitori (e come loro molti altri, così come insegnati, educatori,…) preoccupati del fatto che il loro bambino potesse presentare un disturbo di attenzione poiché, all’età di 5 anni, non comprendeva l’importanza di applicarsi seriamente in qualcosa di costruttivo.
Partiamo da un dato di fatto: un bambino FA il bambino
E’ strano, vero? Eppure, fortunatamente, spesso capita.
Capita che se ne freghi delle buone maniere, capita che gli piaccia fare rumore anche se la signora del piano di sotto sta dormendo, capita che si scocci a stare zitto e buono. Capita che voglia restare sveglio quando voi avete sonno e dormire quando è ora di uscire. Capita che preferisca esplorare il villaggio turistico e fingere di essere nella giungla, invece di ballare il pulcino pio nel metro quadro di palco dell’animazione.
L’Iperattività e il Deficit di Attenzione sono disturbi di natura neurobiologica che si manifestano attraverso una serie di comportamenti disfunzionali, e che devono essere indagati e valutati da uno specialista (Neuropsichiatra infantile, Neuropsicologo) attraverso opportuni test neuropsicologici.
E’ incredibile con quanta facilità si passi da i-disturbi-di-attenzione-non-esistono al sono-tutti-iperattivi. Io non cavalco l’onda né dell’uno né dell’altro: semplicemente, come logopedista che si occupa di riabilitazione in età evolutiva, ritengo che sì, ci sono bambini con competenze deficitarie, purtroppo, e hanno il diritto che gli venga riconosciuta la loro difficoltà, soprattutto quando questa li ostacola nella loro vita quotidiana.
Ma osservo spesso come maestri, genitori, educatori,… “confidino”, in un certo senso, in una diagnosi di disturbo di attenzione/iperattività dietro cui rifugiarsi per la difficoltà di avere a che fare con dei bambini e non con dei piccoli adulti.
E spesso accade che al bambino venga attribuito con molta superficialità un comportamento “disattento” o “iperattivo” perché i suoi tratti caratteriali non si conformano ai canoni richiesti dalla… vogliamo dire società? NO. Perché “società” è tutti e nessuno, e porta ad attribuire la responsabilità all’esterno. Chi è la “società” per un bambino? E’ mamma, papà, i nonni, gli zii, le maestre, il mister di calcio, il vicino di casa, la giornalaia, …
- Portiamo un bambino alla sua prima lezione di scuola calcio, e ci aspettiamo che gli piaccia e si senta già il nuovo Totti
(Come non ti piace il calcio?? Roba da matti)
- Lo portiamo con noi al supermercato, e ci aspettiamo che tenga le sue manine apposto e non tocchi nulla
(Il supermercato è una mostra di oggetti? Gli adulti cosa fanno al supermercato, guardano solo?)
- Lo portiamo al parco… ma “Mi raccomando, non sudare! E non ti sporcare! E attento alla terra…”
(Però ovviamente è ben vestito, ordinato e pettinato, pronto per il selfie) - Lo portiamo al centro commerciale… anche mezza giornata… e ci aspettiamo che sia paziente perché noi siamo in modalità shopping Sex and the City-style
(qui la differenza tra marito e bambino diventa minima)
Ti ricordi quando a scuola parlavi con il compagno perché ti eri rotto di ascoltare il prof?
Hai mai partecipato ad una riunione che ritenevi inutile?
Hai mai dovuto giocare per un’ora di seguito con un bambino? …è divertente i primi dieci minuti! Ma poi… non ti sei mai distratto a pensare agli affari tuoi? O che volevi andare a prenderti una birra (perché al mare alle 3 del pomeriggio ci stava tutta) mentre lui ti chiedeva di aiutarlo a preparare le polpette di sabbia??
Un bambino può assumere un atteggiamento disattento, iperattivo,
non riuscire a concentrarsi, ad ubbidire e rispettare quello che gli chiediamo di fare, semplicemente perché è annoiato, completamente disinteressato alla situazione che sta vivendo, nella quale noi abbiamo deciso che doveva stare.
Se il nostro bimbo a 5 anni fa lo stupidino durante tutta la prima lezione di scuola calcio, o riscontriamo un simile comportamento in altre situazioni, prima di prendere in considerazione il fatto che sia iperattività
CHIEDIAMOCI
- gli piace quello che sta facendo?
- ha scelto lui di fare questa cosa o ho scelto io per lui, anche se in buona fede?
- è a suo agio in questa situazione? Gli sto chiedendo di fare qualcosa che lo mette a disagio perché magari troppo difficile per lui?
(Ad esempio, un bambino un po’ goffo o poco coordinato potrebbe trovare difficile la lezione di nuoto o di danza)
- quello che gli sto chiedendo di fare è un’attività da bambino o da adulto?
- gli sto chiedendo di fare questa cosa in un momento della giornata in cui è particolarmente stanco? Quante altre cose ha dovuto fare prima di questa?
I bambini hanno tempi di attenzione più brevi dell’adulto
non hanno la capacità di “reggere” il carico degli impegni giornalieri come può fare un’adulto… e soprattutto, per fortuna, non hanno il senso del dovere che sovraccarica un adulto.
Quindi, molto semplicemente, se una cosa non gli interessa non la vogliono fare.
Prima di etichettare un bambino come disattento o iperattivo, perciò, sia a casa come genitori che a scuola come insegnanti, spendiamo del tempo ad osservare e prendere nota di QUANDO ci sembra adottare comportamenti di questo tipo:
in quali situazioni accade
in quali momenti della giornata
in quali contesti
E osserviamo anche come si comporta, invece, quando una cosa lo interessa particolarmente, quando si diverte in ciò che sta facendo, quando ha scelto lui una determinata attività.
E’ importante anche valutare se ci siano altre difficoltà (difficoltà udivito/visive, di linguaggio, di coordinazione motoria,…) che portano il bambino ad assumere un atteggiamento disattento, in compiti che richiederebbero il buon funzionamento di queste competenze (ad esempio, un bambino con una difficoltà di comprensione verbale potrebbe distrarsi continuamente mentre cerchiamo di leggergli una favola).
E’ buona norma, in situazioni di dubbio, ricorrere al parere di specifiche figure professionali (Neuropsicologo, Neuropsichiatra Infantile, Logopedista, Terapista della Neuropsicomotricità) che, attraverso una visita specialistica ed una valutazione accurata, possano escludere o confermare la presenza di un’effettiva difficoltà.
Se hai ulteriori dubbi o semplicemente vuoi avere altri chiarimenti, puoi richiedere una consulenza gratuita: ti aiuterò a capire se è necessario agire con le visite specifiche.